Non ce n'è bisogno, ve lo dico apertamente: io SONO migliore di voi.
Tolto questo sassolino dalla scarpa, posso anche passare a spiegarvi il perché
ed il percome, e cosa renda me, un ex universitario, depresso e disoccupato, superiore
rispetto alla platea immaginaria dei miei lettori.
Beh, non è solo questione de: "io sto qua a scrivere, e voi venite qua a
leggere quel che ho da dire perché è più interessante di quel che avete in testa", anche perché di lettori ne ho precisamente zero e -giuro!- mi sta bene così.
E no, non è neanche la mia capacità tantrica di girare attorno al punto del
discorso, di sfiorarlo, e riallontanarmene tornando a parlare di stronzate
apparentemente non rilevanti.
Mi piace da impazzire il gelato alla stracciatella |
No, quel che mi differenzia da quasi tutti voi è il mio
livello di consapevolezza.
"Porco dio, hai sprecato dieci righe del mio tempo per dire una stronzata del genere?" chiederete voi.
Ebbene sì, e sono disposto a sprecarne altrettanto per fornire delle motivazioni a quel che dico, perché le mie basi non sono l'aver letto il Siddhartha (Siddartha? Shiddarta? Shihdh-) e averlo trovato illuminante.
"Porco dio, hai sprecato dieci righe del mio tempo per dire una stronzata del genere?" chiederete voi.
Ebbene sì, e sono disposto a sprecarne altrettanto per fornire delle motivazioni a quel che dico, perché le mie basi non sono l'aver letto il Siddhartha (Siddartha? Shiddarta? Shihdh-) e averlo trovato illuminante.
Bensì le migliaia di ore (quasi undicimila, mi dice la calcolatrice, ma io non mi fiderei granché) che dalle scuole medie in avanti ho impiegato studiando
psicologia, antropologia, sociologia, filosofia, e qualunque cosa potesse
aiutarmi nella mia introspezione, tecnica che ho scoperto verso la fine delle
elementari per tenere impegnato il mio cervello e non sentirmi una merda
proprio TUTTO il tempo che non passassi dormendo (o videogiocando, un sacco di
tempo lo passo così in effetti).
Ah, e la mia ossessione per l'osservazione.
Oh, quanto vi ho guardati,
quanto tempo e quante volte vi ho studiati cercando di capire i vostri segreti, cosa vi rendesse in grado di funzionare in società, di attaccare bottone, uscire e innamorarvi, di essere felici e
normali come tutti.
Di positivo (per me), posso dire che, anche se non ho capito niente di
tutto ciò, ho imparato lo stesso tantissime cose.
"Bella forza, ma guarda 'sto coglione, e io più coglione di lui che ancora
sto qua a leggere, ma porco dio." Esattamente.
Ora che abbiamo risolto questo piccolo screzio, mi si conceda di
andare avanti, e trasformare questo preludio auto-masturbatorio in qualcosa di
completo, concreto, utile e condivisibile.
Ecco delle tette:
Sperando che il vostro senso del pratico sia soddisfatto, proseguo. |
In che modo questo percorso mi ha reso diverso da (non proprio) tutti voi? Nel mio modo di vedere la vita e le persone.
Non è facile uscire dal proprio riflettore, dal punto di vista dell'io, come
direbbe qualcuno assuefatto al gergo, e mettersi non solo nei panni degli
altri, ma anche nei loro corpi, nelle loro teste, programmate da quel che è
stata la loro vita.
Beh, io ci riesco. Se volete farmi un pat pat sulla testa o offrirmi il vostro corpo per farne ciò che voglio, il mio ego ve ne
sarà grato, ma non è necessario, davvero.
E comunque dovreste mettervi in coda.
E comunque dovreste mettervi in coda.
La parte scomoda è dover camminare su quattro persone per raggiungere il mio cuscino. |
Questo mi regala la
straordinaria capacità (non in senso di "wow come sono unico e speciale ed
extra-ordinario", ma di "wow, che figata che so fare") di capirvi.
Scendiamo nel concreto, sento che sto perdendo qualcuno di voi, e stavolta non solo per la prolissità: parliamo di conflitti.
Scendiamo nel concreto, sento che sto perdendo qualcuno di voi, e stavolta non solo per la prolissità: parliamo di conflitti.
Non credo di servire io per spiegarvi che cosa sia un conflitto fra due o più persone.
Io servo a farvi fare pace, mettendo tutto in prospettiva e facendovi
realizzare che avete tutti un po' torto (e che alla fine tanto si crepa lo stesso, se quel giorno sono allegro).
Un conflitto può riguardare qualunque argomento, dall'infedeltà, alla politica,
al qualunque cosa vi possa venire in mente sulla quale abbiate un'opinione e
anche molte di quelle che annoverate semplicemente come conoscenze indiscutibili.
"Smettila. Io non sono tua nonna." |
Tutti noi abbiamo un cervello. O qua-NO BASTA QUESTA BATTUTA ERA VECCHIA NEL '31.
Stronzate a parte, quest'organo molliccio e insensibile al tatto (buon divertimento a immaginare la sensazione del cervello che ballonzola tra le
pareti del cranio) contiene la chiave della nostra personalità nella maniera in
cui funziona durante la nostre vita.
A formare il nostro carattere sono le esperienze che viviamo. Che sorpresa, eh?
Beh, fatemi finire: perché lo stesso tipo di paia di corna possono essere portate da due persone in maniera del tutto diversa? Mi spiego: ci son tanti tipi di tradimenti, e per ognuno di questi, un ventaglio di possibili cause. Prendiamo però tre esemplari a campione dallo stesso ramo: perché A sbraita, si infuria, piange, sbraita di nuovo, e pone irrimediabilmente la parola FINE alla relazione, mentre B la prende male, si demoralizza, fa la vittima fino a farsi lasciare, per poi passare alla fase in cui fa 30 telefonate al giorno all'ex-partner chiedendogli/le di poter tornare insieme, e C invece se ne sbatte il cazzo?
Cosa rende me Me, te Te, e quello là Quello Là? Le nostre infanzie.
Sorprendentemente, studi scientifici han dimostrato che non sono solo i nostri gusti in fatto di cappelli. |
Non c'è un'opinione diffusa con cui tutti gli esperti di umani concordino, ma
io ho una mia teoria-collage abbastanza ben consolidata: non esiste
un'individualità che ti rende unico e speciale semplicemente perché sei tu, che
prendi le tue decisioni e scegli come vivere la tua vita (mi dispiace, se sei
di destra: hai semplicemente torto): quel che rende te diverso da me è il
modo di percepire ed analizzare le informazioni che assorbiamo attraverso i
sensi, e di conseguenza il risultato che ne traiamo.
Questi meccanismi basilari si evolvono da quando sei un feto abbastanza sviluppato da percepire i suoni e sentire l'effetto degli ormoni di tua madre che ti circolano nel sangue, fin verso circa gli 8 anni per questioni di "fasi" in cui opera il cervello (alpha, beta, quella roba là, se non ne avete sentito parlare fatevi una ricerchina che è roba interessante), e tutto il resto, ogni esperienza vissuta, si intesse e appoggia a queste fondamenta.
E a questo si aggiungono 100.000 anni di istinti "residui" dell'evoluzione.
Questi meccanismi basilari si evolvono da quando sei un feto abbastanza sviluppato da percepire i suoni e sentire l'effetto degli ormoni di tua madre che ti circolano nel sangue, fin verso circa gli 8 anni per questioni di "fasi" in cui opera il cervello (alpha, beta, quella roba là, se non ne avete sentito parlare fatevi una ricerchina che è roba interessante), e tutto il resto, ogni esperienza vissuta, si intesse e appoggia a queste fondamenta.
E a questo si aggiungono 100.000 anni di istinti "residui" dell'evoluzione.
E non tutti hanno esiti così sofisticati e socialmente utili. |
Esempi ne potete trovare letteralmente ovunque ci sia un umano: provate a incominciare a chiedere ai vostri amici del loro rapporto coi
genitori, della loro infanzia, e inizierete ad accorgervi che coloro che da
piccoli abbiano avuto carenze affettive, lo dimostreranno inconsciamente
durante la vita essendo più incostanti, introversi, e -a seconda della gravità- plain stronzi.
Quel che inguaia la nostra società, per come la vedo io, è il modello stesso di
famiglia madre-padre che abbiamo sostituito da un paio di millenni scarsi alla
nostra vecchia e naturale struttura a clan dentro alla quale sono cresciuti i
nostri antenati, intrattenuti da multiple figure paterne e materne da cui ricevere
attenzioni, cure, insegnamenti e amore.
Il risultato è che cresciamo pieni di patemi e insicurezze che non sappiam neanche di avere, e poi ci incazziamo, tutti i giorni, con persone con meno colpe consce di quanto crediamo, e meno gravi di quanto percepiamo.
Forse anche tu, all'inizio ti sei incazzato, e hai persino avuto voglia di smettere di leggere in più di un'occasione, quando le metaforiche dita dei miei velati insulti han toccato le corde della tua insicurezza, del tuo sentirti scemo sotto sotto, dietro alla facciata che ti sei creato, convincendoti che leggere libri impegnativi ti renda automaticamente colto e istruito, e QUINDI intelligente.
Il risultato è che cresciamo pieni di patemi e insicurezze che non sappiam neanche di avere, e poi ci incazziamo, tutti i giorni, con persone con meno colpe consce di quanto crediamo, e meno gravi di quanto percepiamo.
Forse anche tu, all'inizio ti sei incazzato, e hai persino avuto voglia di smettere di leggere in più di un'occasione, quando le metaforiche dita dei miei velati insulti han toccato le corde della tua insicurezza, del tuo sentirti scemo sotto sotto, dietro alla facciata che ti sei creato, convincendoti che leggere libri impegnativi ti renda automaticamente colto e istruito, e QUINDI intelligente.
Pirla. |
AGGIORNAMENTO: A QUANTO PARE HO TROVATO LA VOGLIA DI FINIRE IL POST, LA PARTE QUA SOTTO È NUOVA (o non lo è, se è la seconda volta che leggete questo messaggio, in tal caso: ma davvero siete tornati a leggere DI NUOVO 'sta roba?)
E invece io sarei grato, ad uno come me.
Ma come già detto, io sono superiore. E quindi se qualcuno mi fa incazzare sono in grado di analizzare la mia collera, e chiedermi: "perché la determinata persona ha detto e/o fatto quel che ha detto e/o fatto?, e per quali ragioni queste azioni mi hanno fatto questo effetto?"
Vedete, ci sono essenzialmente due classi di reazioni inconsce: quelle primordiali, e quelle derivate dai complessi infantili.
Esempi.
Immagina di tornare a casa tua dopo una giornata fuori, o alla tua auto parcheggiata, e trovare che una delle finestre sia stata rotta.
Che sensazioni partirebbero, fra il vostro petto, il vostro stomaco, il vostro fegato, le vostre budella? È un cocktail di rabbia, paura, frustrazione. Anche se poi scopriste che nulla vi sia stato rubato, passereste delle abbondanti mezzore in preda all'emozione primordiale della violazione della proprietà privata, grazie al cavernicolo che vive ancora nel cervello di tutti noi.
Perché la civilizzazione è una questione degli ultimi 5000 anni, mentre abbiamo questo cervello da oltre 100.000, senza contare tutte le altre fasi della nostra evoluzione.
Per un uomo preistorico, tornare alla sua capanna, o grotta, o albero o chissenefrega, e trovare le cose diverse da come le aveva lasciate, significava che qualche estraneo si fosse introdotto nel suo territorio, e ciò significava una minaccia per le proprie riserve di cibo, la propria famiglia, il proprio territorio, magari addirittura la salute di tutti quanti, nel caso questo estraneo portasse con sé malattie nuove. Ammesso che fosse un altro uomo, e non un orso di 4 metri.
Un altro ottimo esempio è quel senso di tradimento e vergogna di quando una persona di cui hai fiducia rivela ad altri delle informazioni sul tuo conto. È un tipo di malessere che tutti noi abbiamo sperimentato, prima o dopo nella nostra vita; ci sono poche cose altrettanto disturbanti, ma per fortuna sappiamo anche c'è una giustificazione più che ragionevole, per questo calcio nei coglioni emotivo: secondo alcuni esperti, i pettegolezzi hanno avuto un ruolo fondamentale nella nostra evoluzione. Oggi abbiamo internet, i telefoni, e prima di questi, telegrafo e posta, ma c'è stata una fase nella nostra evoluzione durante la quale le uniche persone con cui si avessero rapporti erano quelle del proprio clan. E che queste vengano a conoscenza di informazioni che ritieni personali è fonte di estremo disagio, perché a seconda della gravità di quel che viene leakato, possono venir compromessi la tua posizione nella società, le tue possibilità di riprodurti, o addirittura la voglia degli altri di considerarti ancora un membro del loro gruppo. E senza clan, nel 100.000 a.c., le probabilità di sopravvivere da soli nei boschi crollavano vertiginosamente. Figurarsi quelle di riprodursi e avere una progenie che sopravviva agli sforzi del resto della natura per ucciderci in modi terrificanti e dolorosi.
Ma torniamo invece al presente. Tutto sommato, con un po' di immaginazione, è facile trovare analogie alla vita di tutti i giorni, potete proseguirlo anche da soli questo esercizio, se vi gira.
Parliamo invece dell'influenza delle NOSTRE esperienze sulla nostra vita.
Come ho già detto più in alto, il nostro carattere si inizia a formare prima ancora della nascita: dal quinto mese il feto inizia a percepire le emozioni della madre che gli scorrono nel sangue, e di risposta, a produrne di propri. Questo processo produce degli "schemi emozionali", e influenza pesantemente la personalità e le capacità del futuro individuo. Un bambino che s'è fatto la gestazione all'interno di una donna felice di averlo si sentirà inconsciamente accolto e amato, e romperà molto meno il cazzo di uno che si sia sviluppato costantemente bombardato da angosce e paure e tutto ciò che può provare una prossimamente mamma che non sia pronta, o addirittura non voglia quel figlio.
Sì, è una bella rottura di coglioni. E no, so che ci state pensando, ma neanche lo sviluppo in vitro è una buona soluzione, perché la mancanza di questi processi porta in genere all'autismo (quello grave, non quello che ti fa fare le radici quadrate a mente e indossare fedora mentre lavori per l'esercito).
E non è finita qui:
Come vedete nello schemino che sono troppo pigro per parafrasare con le mie parole, la differenza sostanziale fra la persona che siete ora, e quella che eravate a 3 anni (e anche la ragione per cui non vi ricordate una sega di allora) è il modo di funzionare del vostro cervello.
Il processo di formazione della nostra personalità e del modo di interpretare gli stimoli esterni, prosegue intensamente fino ai 2 anni circa, quando questi filtri iniziano a venire applicati per interpretare situazioni più complesse. Tutto ciò programma il nostro subconscio (o inconscio, dipende da quale psicologo abbiate preso il lessico), che è quel che ci guida per il 98% del tempo.
Durante questo periodo, tutti noi subiamo dei traumi emotivi apparentemente irrilevanti, e che in retrospettiva ci appaiono come piccole scemente, come possono essere l'esser lasciati con la babysitter, o smollati all'asilo, lasciati ad aspettare in auto, venire sgridati per una reazione (dettata dagli schemi formatisi nella fase precedente), e così via. Questi piccoli traumi (così come anche le esperienze positive) si riperquotono su tutta la nostra esistenza, dettando i nostri comportamenti, influenzando i nostri interessi, la nostra indole, le nostre preferenze sessuali...
Come potete vedere, questo tipo di processo, prosegue fino ai 12-13 anni. Probabilmente avete presente quel cambiamento di prospettiva dalle medie ai primi anni del liceo, quel passaggio da quando volevate le stesse scarpe che indossavano tutti, al sentirvi diversi e incompresi e unici al mondo, dal considerare il venire esclusi una tragedia al sentirvi superiori agli altri per lo stesso identico motivo, beh, quello era il vostro cervello che passava in fase beta, consolidando le informazioni assorbite nella persona che siete ora.
Ebbene.
Dove cazzo volevo andare a parare?
Ah, sì!, le formichine.
Io vi osservo, tutti i giorni, con interesse da entomologo, prede di questi meccanismi di cui non conoscete neppure l'esistenza, e di cui siamo tutti vittime, ma ricco di consapevolezza, e rido, sospiro, sbuffo, nel guardarvi complicare le vostre vite, e sbattervi per problemi creati dal vostro cervello.
Ma come già detto, io sono superiore. E quindi se qualcuno mi fa incazzare sono in grado di analizzare la mia collera, e chiedermi: "perché la determinata persona ha detto e/o fatto quel che ha detto e/o fatto?, e per quali ragioni queste azioni mi hanno fatto questo effetto?"
Vedete, ci sono essenzialmente due classi di reazioni inconsce: quelle primordiali, e quelle derivate dai complessi infantili.
Esempi.
Immagina di tornare a casa tua dopo una giornata fuori, o alla tua auto parcheggiata, e trovare che una delle finestre sia stata rotta.
Che sensazioni partirebbero, fra il vostro petto, il vostro stomaco, il vostro fegato, le vostre budella? È un cocktail di rabbia, paura, frustrazione. Anche se poi scopriste che nulla vi sia stato rubato, passereste delle abbondanti mezzore in preda all'emozione primordiale della violazione della proprietà privata, grazie al cavernicolo che vive ancora nel cervello di tutti noi.
Perché la civilizzazione è una questione degli ultimi 5000 anni, mentre abbiamo questo cervello da oltre 100.000, senza contare tutte le altre fasi della nostra evoluzione.
Per un uomo preistorico, tornare alla sua capanna, o grotta, o albero o chissenefrega, e trovare le cose diverse da come le aveva lasciate, significava che qualche estraneo si fosse introdotto nel suo territorio, e ciò significava una minaccia per le proprie riserve di cibo, la propria famiglia, il proprio territorio, magari addirittura la salute di tutti quanti, nel caso questo estraneo portasse con sé malattie nuove. Ammesso che fosse un altro uomo, e non un orso di 4 metri.
(O un orso malato.)
Un altro ottimo esempio è quel senso di tradimento e vergogna di quando una persona di cui hai fiducia rivela ad altri delle informazioni sul tuo conto. È un tipo di malessere che tutti noi abbiamo sperimentato, prima o dopo nella nostra vita; ci sono poche cose altrettanto disturbanti, ma per fortuna sappiamo anche c'è una giustificazione più che ragionevole, per questo calcio nei coglioni emotivo: secondo alcuni esperti, i pettegolezzi hanno avuto un ruolo fondamentale nella nostra evoluzione. Oggi abbiamo internet, i telefoni, e prima di questi, telegrafo e posta, ma c'è stata una fase nella nostra evoluzione durante la quale le uniche persone con cui si avessero rapporti erano quelle del proprio clan. E che queste vengano a conoscenza di informazioni che ritieni personali è fonte di estremo disagio, perché a seconda della gravità di quel che viene leakato, possono venir compromessi la tua posizione nella società, le tue possibilità di riprodurti, o addirittura la voglia degli altri di considerarti ancora un membro del loro gruppo. E senza clan, nel 100.000 a.c., le probabilità di sopravvivere da soli nei boschi crollavano vertiginosamente. Figurarsi quelle di riprodursi e avere una progenie che sopravviva agli sforzi del resto della natura per ucciderci in modi terrificanti e dolorosi.
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHH!!!" |
Parliamo invece dell'influenza delle NOSTRE esperienze sulla nostra vita.
Come ho già detto più in alto, il nostro carattere si inizia a formare prima ancora della nascita: dal quinto mese il feto inizia a percepire le emozioni della madre che gli scorrono nel sangue, e di risposta, a produrne di propri. Questo processo produce degli "schemi emozionali", e influenza pesantemente la personalità e le capacità del futuro individuo. Un bambino che s'è fatto la gestazione all'interno di una donna felice di averlo si sentirà inconsciamente accolto e amato, e romperà molto meno il cazzo di uno che si sia sviluppato costantemente bombardato da angosce e paure e tutto ciò che può provare una prossimamente mamma che non sia pronta, o addirittura non voglia quel figlio.
Sì, è una bella rottura di coglioni. E no, so che ci state pensando, ma neanche lo sviluppo in vitro è una buona soluzione, perché la mancanza di questi processi porta in genere all'autismo (quello grave, non quello che ti fa fare le radici quadrate a mente e indossare fedora mentre lavori per l'esercito).
E non è finita qui:
Come vedete nello schemino che sono troppo pigro per parafrasare con le mie parole, la differenza sostanziale fra la persona che siete ora, e quella che eravate a 3 anni (e anche la ragione per cui non vi ricordate una sega di allora) è il modo di funzionare del vostro cervello.
Il processo di formazione della nostra personalità e del modo di interpretare gli stimoli esterni, prosegue intensamente fino ai 2 anni circa, quando questi filtri iniziano a venire applicati per interpretare situazioni più complesse. Tutto ciò programma il nostro subconscio (o inconscio, dipende da quale psicologo abbiate preso il lessico), che è quel che ci guida per il 98% del tempo.
Durante questo periodo, tutti noi subiamo dei traumi emotivi apparentemente irrilevanti, e che in retrospettiva ci appaiono come piccole scemente, come possono essere l'esser lasciati con la babysitter, o smollati all'asilo, lasciati ad aspettare in auto, venire sgridati per una reazione (dettata dagli schemi formatisi nella fase precedente), e così via. Questi piccoli traumi (così come anche le esperienze positive) si riperquotono su tutta la nostra esistenza, dettando i nostri comportamenti, influenzando i nostri interessi, la nostra indole, le nostre preferenze sessuali...
Non si capisce da qui, ma quello è un piede di clown. |
Come potete vedere, questo tipo di processo, prosegue fino ai 12-13 anni. Probabilmente avete presente quel cambiamento di prospettiva dalle medie ai primi anni del liceo, quel passaggio da quando volevate le stesse scarpe che indossavano tutti, al sentirvi diversi e incompresi e unici al mondo, dal considerare il venire esclusi una tragedia al sentirvi superiori agli altri per lo stesso identico motivo, beh, quello era il vostro cervello che passava in fase beta, consolidando le informazioni assorbite nella persona che siete ora.
"SE DIO È COSÌ BUONO, COME TE LO SPIEGI MAURIZIO COSTANZO?!" |
Dove cazzo volevo andare a parare?
Ah, sì!, le formichine.
Io vi osservo, tutti i giorni, con interesse da entomologo, prede di questi meccanismi di cui non conoscete neppure l'esistenza, e di cui siamo tutti vittime, ma ricco di consapevolezza, e rido, sospiro, sbuffo, nel guardarvi complicare le vostre vite, e sbattervi per problemi creati dal vostro cervello.
Per cui, la prossima volta che vi faccio incazzare, sappiate che lo faccio cercando di provocare in voi questo tipo di analisi, e provate a capire cosa vi dia fastidio di quel che dico e faccio, e perché.
Ma soprattutto, sappiate che lo sto facendo apposta.